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Immagine del redattoreFrancesca Chelli

Si Vous aimez l'amour Vous aimerez le Surréalisme


"Quello che mi guida prima di tutto è la forma. Il corpo femminile alla base, l'arte del couturier è di stabilire e di proporzionare su di esso un insieme di volumi che ne esalteranno le forme. Non sceglierei mai un tessuto perché ha un colore squisito, ma sin dall'inizio per la sua qualità che mi pare si possa adattare perfettamente alla forma che cerco. La couture è prima di tutto il matrimonio tra la forma ed il tessuto."

Ho tratto queste parole dal libro 'Christian Dior & moi', il libro autobiografico scritto dal couturier, che ho letto appena uscito nel 2016 grazie a una splendida persona che me lo ha regalato in lingua francese - per non farmene perdere neanche una sfumatura - e sono rimasta colpita da quell'alone di fascino e mistero che ha avvolto tutta la vita di Christian Dior, e che è rimasto nel tempo, amplificandosi.

Dieci anni di successo in vita, e un'eternità planetaria dopo.

A luglio ho raccontato su questo blog del settantesimo della Maison Dior e della sua celebrazione al Musée des Arts Décoratifs, dove è stata marcata la capacità degli stilisti che sono succeduti a Christian Dior di mantenere vivi i valori e l'eredità della Maison, sapendoli di volta in volta interpretare e rinnovare.

Non mi stancherò mai di dire che la storia di Christian Dior mi ha sempre molto affascinata. A Granville una chiaroveggente leggendogli la mano aveva predetto che a un certo punto della sua vita sarebbe rimasto senza soldi, ma le donne lo avrebbero aiutato e grazie a loro avrebbe raggiunto il successo, sarebbe diventato ricco e costretto a traversare spesso gli oceani, profezia puntualmente verificatasi.

Fondò la Maison al 30 di Avenue Montaigne, esattamente nel palazzo davanti al quale era passato un giorno e vedendone le linee pure ed eleganti aveva pensato che, semmai avesse avviato qualcosa di suo, sarebbe stato proprio lì.

L'attrazione per l'inconsueto, il bisogno di esprimersi anche contro corrente, un'immagine pubblica di grandeur e una privata schiva e riservata - e nel libro questo è raccontato benissimo - un fuoco interiore al quale dare sfogo e espressione, le tante piccole superstizioni, i talismani, il numero 8, la stella portafortuna, il quadrifoglio sempre in tasca durante le sfilate, il ricorso ai consulti della chiaroveggente di fiducia.

La sua prima collezione venne presentata nel 1947 - il New Look - e il successo in Europa e oltreoceano venne decretato.

La celebre 'Veste Bar' nacque proprio allora.

Sono affascinata dalla visione contemporanea di questo 'Couturier du rêve' avanti rispetto al suo tempo, ma con una classicità ed eleganza imperiture che hanno reso e rendono le donne più belle.

Quanto mi piace mettere le mani nelle tasche delle sue gonne e dei vestiti, e come concordo con le sue affermazioni sui colori: "Per la sera il bianco è il colore più bello che possa esserci, un vestitino nero è essenziale nel guardaroba di una donna, il rosa è il colore della felicità e della femminilità, ogni donna dovrebbe avere un capo rosa nel proprio guardaroba".

E sapete che cos’è l’effetto Trafalgar? In tutte le sue sfilate Christian Dior ha sempre fatto uscire una modella interamente vestita di rosso, per rompere la continuità e tenere alta l'attenzione con un effetto sorpresa, da lui stesso definito effetto Trafalgar, dal colore rosso della marsina dell'Ammiraglio Nelson in quella battaglia navale. Una trovata geniale, che viene rispettata anche oggi in tutti i defilé, come nell'ultima sfilata Primavera Estate 2018 al Musée Rodin.

Che storia meravigliosa, bisogna conoscerne i contenuti perché non si tratta soltanto di indossare un abito o pronunciare il nome dello stilista. Ha a che fare con qualcosa di più ancestrale, misterioso, inspiegabile, e con la capacità di generare una forza di attrazione immensa. Del resto lo stesso nome, Di-or, non lo rende una divinità ammantata di un alone d’oro?

E anche l'oro era presente in quest'ultima sfilata.

La notte prima di assistere ad una sfilata Dior dormo pochissimo e male, è l’eccitazione che mi prende, come per i bambini prima di un evento importante, e in questo sonno frammentato ripenso alle parole del libro :"Gli abiti sono per me una vera ossessione. Sono l’inferno e insieme il paradiso, l’incanto e il tormento della mia vita". Che passione!

Quest'uomo si è meritato il successo eterno. E la collezione delicata e intensa della Primavera Estate 2018 ritorna proprio alla vita di Monsieur Christian Dior, quando faceva il gallerista d'arte ed era amico di Salvador Dalì, André Breton, Max Ernst, Paul Eluard.

Una passerella a scacchi bianchi e neri, una successione di abiti soprattutto bianchi e neri, maschere, piume, sculture di occhi, orecchie e nasi che pendono sulle nostre teste. E per rendere omaggio a tutto questo e alla reinterpretazione intelligente da parte di Maria Grazia Chiuri dell'eredità di Monsieur Dior, un parterre di celebrità da tutto il mondo. Eccomi lì in prima fila...

E che dire del Grande Ballo in Maschera la sera al Museo Rodin? Incantata non rende l'idea...

Un sogno, dai tocchi mistici, esoterici, surrealisti.

Un mix tra Alice nel Paese delle Meraviglie, mondanità ed eccentricità. Maschere, piume, il Cappellaio matto e tante figure particolari sono un po' ovunque, come questa incantatrice con un candelabro in testa,

mentre champagne e mini tortine di cioccolato a forma di domino vengono serviti da camerieri con nuvole dipinte in viso e sulle camicie,

e case di carte da gioco stanno in equilibrio sulla testa di figure surreali che si aggirano tra le luci e la musica altissima.

Tutto è illusione e sogno, ma il surrealismo vuole andare al di là di quello che si vede con gli occhi.

"Se amate l'amore, amerete il surrealismo". Chissà come avrebbe commentato questa serata Christian Dior.

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